WozLab/Culture Meridiane
Osservatorio sulla cultura contemporanea delle città meridiane.
lunedì 22 ottobre 2012
SOUNDSCAPES*01/12
WozLab riparte, intanto dal blog. Gli sviluppi del workshop sono stati indagati, ripensati, messi in ordine, gli si è dato il giusto peso e significato, si sono compresi gli errori e si è apprezzata la necessità di continuare a condurre un discorso coerente con i workshop già svolti dentro, grosso modo, cinque linee operative, quante le dita di una mano: la sostenibilità economica per progetti di qualità, l'attenzione alle idee dei bambini, la condivisione sociale dei progetti site specific, la necessità di invadere pacificamente le città con piccole opere contemporanee di arte visiva, lo sviluppo di una linea di ricerca sensoriale per ampliare le sensibilità collettive nei confronti del territorio. Una di queste linee di ricerca riguarda il cosiddetto "paesaggio sonoro" o soundscape che Woz ha già indagato, sperimentando, sia a Ustica che a Maletto. Vogliamo che tale ricerca si approfondisca articolando ipotesi di progetto legate alla qualità sonora delle città. Per questo stiamo iniziando a veicolare qualche suggestione, a seminare qualche idea, a proporre modelli di riferimento che abbiano modo di essere ulteriormente ampliati nelle occasioni che ci stiamo cercando. Un primo passaggio lo avremo a Massa Marittima il pomeriggio del 10 novembre prossimo, facendo intervenire Domenico Cogliandro e Giulio Pirrotta al Convegno "Città e Territorio. Conoscenza, tutela e valorizzazione dei paesaggi culturali" proprio sulla questione del paesaggio sonoro. La questione di fondo che si intende sviluppare è: è possibile tradurre la massa di suoni della città in una armonia (o, almeno, in una cacofonia controllata)?
domenica 14 ottobre 2012
PER LUCA FLORES
WozLab riparte da qui. Dopo qualche anno di assenza "per motivi di famiglia", ricominciamo a muoverci con alcune iniziative pubbliche. La prima è la raccolta di firme per la richiesta di intitolazione di un "brano" di città al musicista jazz Luca Flores. Luca Flores è un contemporaneo, per quanto morto poco meno di venti anni fa, e non è sempre così facile che uno dei nostri tempi possa ricevere l'onore di fare parte, in maniera stabile, della toponomastica di una città. Per questo la sfida ci piace, come ci piace ricominciare da qui la nostra attività di sensibilizzazione culturale nei confronti di architetture e città.
venerdì 9 gennaio 2009
6 mesi dopo
WozLab c'è, e voi?
6 mesi dopo: gli orizzonti sono cambiati diverse volte, e con gli orizzonti le scelte. Ora, dietro ogni scelta c'è una motivazione e cambiare scelte implica crisi, fraintendimenti, rinunce e trasformazioni.
Ora WozLab ha scelto lo "Stretto" necessario. Già. Proprio lo Stretto, luogo del Cenide. Woz sul mare, sui bordi del mare e sugli sfilacciamenti di questi bordi. La micropoli, che in questi anni è stata una deriva territoriale, si muta in luogo di fondazione.
Perché nel luogo in cui "torneremo", dopo anni di nomadismo, c'è la necessità di fondare una micropoli più che di cambiarla, ripensarla o mantenerla intatta. I luoghi del Cenide sono come la cera persa delle fusioni orafe.
Il tempo li ha modificati, e sono tornati sempre a formarsi e a plasmare altro. Questa cosa gli uomini non la capiscono, e pensano di riuscire a trasformare edificanti futuri con le loro cose. Aggiungendo, sovrapponendo, coprendo: stanno solo lavorando a favore della trasformazione, della fusione.
Sul sito di Biblioteca del Cenide, in copertina, ci sarà esposta l'area del prossimo Woz per tre settimane. Fra tre settimane avremo un sito tutto nostro che conterrà i materiali dei vari Woz svolti e quelli utili allo svolgimento del prossimo.
6 mesi dopo: gli orizzonti sono cambiati diverse volte, e con gli orizzonti le scelte. Ora, dietro ogni scelta c'è una motivazione e cambiare scelte implica crisi, fraintendimenti, rinunce e trasformazioni.
Ora WozLab ha scelto lo "Stretto" necessario. Già. Proprio lo Stretto, luogo del Cenide. Woz sul mare, sui bordi del mare e sugli sfilacciamenti di questi bordi. La micropoli, che in questi anni è stata una deriva territoriale, si muta in luogo di fondazione.
Perché nel luogo in cui "torneremo", dopo anni di nomadismo, c'è la necessità di fondare una micropoli più che di cambiarla, ripensarla o mantenerla intatta. I luoghi del Cenide sono come la cera persa delle fusioni orafe.
Il tempo li ha modificati, e sono tornati sempre a formarsi e a plasmare altro. Questa cosa gli uomini non la capiscono, e pensano di riuscire a trasformare edificanti futuri con le loro cose. Aggiungendo, sovrapponendo, coprendo: stanno solo lavorando a favore della trasformazione, della fusione.
Sul sito di Biblioteca del Cenide, in copertina, ci sarà esposta l'area del prossimo Woz per tre settimane. Fra tre settimane avremo un sito tutto nostro che conterrà i materiali dei vari Woz svolti e quelli utili allo svolgimento del prossimo.
domenica 1 giugno 2008
PRENDI E VAI
A parte il bel video di Irene Lamedica, in questo momento vien da dire che gli orizzonti sono tra loro diversi e non tutti osservabili ad occhi nudi. WozLab sta preparando un'incursione settentrionale, con Biblioteca del Cenide e Improntabarre, per lasciare tracce altrove, lontano dagli occhi, dal cuore e dagli afrori della Sicilia. A Torino, tra il 30 giugno e il 3 luglio si svolgerà il Congresso Mondiale dell'Architettura (UIA2008) e del Woz verranno esposte piccole immagini che rammenteranno quel che è stato fatto e che si immagina poter fare ancora, altrove e/o dovunque.
venerdì 9 maggio 2008
mercoledì 7 maggio 2008
PALERMITANI?
Si è svolto nel quartiere Albergheria/Ballarò il Laboratorio Woz, invisibile, dal 25 al 30 aprile scorsi. Ne ho scritto circa una settimana fa, e Nicola Pizzolato (unico commento interessato su Rosalio) mi faceva notare che “Ballarò è un grande polmone economico che, per la sua vivacità, permette a molti di sbarcare il lunario, anche a persone a cui, per i loro trascorsi e la loro ignoranza, altrove sarebbe negata questa possibilità. E il contesto architettonico, seppure fatiscente, è accattivante. Certo c’è molta povertà e ci sono molti problemi sociali, ma non mi pare più deriva urbana della maggior parte di questa malamministrata città.” Ho vissuto il luogo in maniera molto intensa: non quanto chi lo abita, certo più di chi ci va la sera per lo schiticchio. Ho iniziato a lavorarci sopra a settembre scorso, grazie anche a Pino Costa di Archeoclub, e in questi mesi ho sempre pensato alla possibilità di una rivalsa per quell’area definita di “deriva urbana”.
Di più. Nonostante non ci fossero presenze palermitane al Woz, tranne 4 studenti della Facoltà di Architettura e l’architetto Marzia Messina, ho continuato a insistere, con il prezioso staff che ha corroborato tutte le fasi del progetto, per indirizzare il senso delle cose fatte verso una promessa di futuro per gli abitanti del quartiere, forse anche contro le loro convinzioni di luogo della disfatta civica. Ma il mio ardimentoso punto di vista si è andato a scontrare con una realtà ben più complessa di quanto era emerso dai libri, dagli studi, dai progetti, dalle letture urbane, dalle interviste, dagli occhi degli abitanti stessi. Quel luogo non è perduto, quanto piuttosto indipendente dalla città. Non è una deriva, ma una enclave: come dire che non scorre sulla tettonica monumentale della città di Palermo ma, piuttosto, ne è l’ancora, aggrappata come si trova a modalità di vita e di comportamento tipiche di arroccatissimi borghi di fondazione.
Questo non vuol dire che io mi stia tirando indietro, ammetto però una sconfitta dell’analisi e da questa mi baso per imparare a leggere, ad altri livelli, questa parte di città. Cosa è venuto fuori dal Woz? L’apparente stato di abbandono del quartiere alla ridondanza d’immondizia (una passeggiata notturna, in auto, dopo che i mezzi dell’Amia hanno fatto il loro giro, può solo sostenere questa tesi): eppure c’è un pattume che è rifiuto e un altro che è risorsa, e i mercati spontanei dietro la scuola Nuccio e dinanzi al Centro Sociale San Saverio ne sono la dimostrazione pratica. Andateci. Questo punto ci è sembrato nodale. Poi, Albergheria non ha “spazi pubblici” ma “luoghi collettivi” e la differenza è statutaria non solo nominale. Perché? Uno spazio pubblico si chiama “via”, “piazza”, “largo”, eccetera, mentre un luogo collettivo, uno dei quali è stato da noi riconosciuto come “ru Zù Andrea”, appartiene alla coscienza di chi vi abita, ed è più frequentato degli spazi imposti al quartiere. Non me ne vogliano le attività sociali e culturali accampate dentro.
Sicché, e chiudo, il bilancio del Woz, innanzitutto, non è dei palermitani - ai quali non importa che una parte di città sia più o meno, mi si scusi il termine, “riqualificata” – ma di chi ha investito in proprio risorse e tempo per imparare a capirci qualcosa da questa porzione di città, parte per il tutto, che ha incistato caratteri e problemi difficili da comprendere (non ultime le perversioni sociali che sfogano le loro pulsioni su chi non ha la possibilità di capirne i risvolti), e che sa che non basta una birra e un panino con milza e panelle, una sera ogni tanto, per restituire innocenza e credibilità alla vita di chi sfida lì il proprio tempo. Forse, in ultima analisi, la deriva è il bilancio del Woz. Albergheria, ora, ospita installazioni temporanee che dureranno poco, e alcune sono già state divelte, collocate lì per provocare l’indignazione civile di chi attraversa quei luoghi; ci siamo accorti, però, che, come molti, siamo solo stati dei virus, apparentemente presenti e adesso rimossi, anche da chi ci ha voluti invisibili. La cosa, però, non mi aggrada, e penso che bisogna ancora insistere almeno per dare una speranza agli occhi dei bambini e delle bambine che, nonostante il destino accettato del quartiere, chiedono, attraverso le loro espressioni, i loro gesti, e i sorrisi a metà, un’infanzia normale.
Di più. Nonostante non ci fossero presenze palermitane al Woz, tranne 4 studenti della Facoltà di Architettura e l’architetto Marzia Messina, ho continuato a insistere, con il prezioso staff che ha corroborato tutte le fasi del progetto, per indirizzare il senso delle cose fatte verso una promessa di futuro per gli abitanti del quartiere, forse anche contro le loro convinzioni di luogo della disfatta civica. Ma il mio ardimentoso punto di vista si è andato a scontrare con una realtà ben più complessa di quanto era emerso dai libri, dagli studi, dai progetti, dalle letture urbane, dalle interviste, dagli occhi degli abitanti stessi. Quel luogo non è perduto, quanto piuttosto indipendente dalla città. Non è una deriva, ma una enclave: come dire che non scorre sulla tettonica monumentale della città di Palermo ma, piuttosto, ne è l’ancora, aggrappata come si trova a modalità di vita e di comportamento tipiche di arroccatissimi borghi di fondazione.
Questo non vuol dire che io mi stia tirando indietro, ammetto però una sconfitta dell’analisi e da questa mi baso per imparare a leggere, ad altri livelli, questa parte di città. Cosa è venuto fuori dal Woz? L’apparente stato di abbandono del quartiere alla ridondanza d’immondizia (una passeggiata notturna, in auto, dopo che i mezzi dell’Amia hanno fatto il loro giro, può solo sostenere questa tesi): eppure c’è un pattume che è rifiuto e un altro che è risorsa, e i mercati spontanei dietro la scuola Nuccio e dinanzi al Centro Sociale San Saverio ne sono la dimostrazione pratica. Andateci. Questo punto ci è sembrato nodale. Poi, Albergheria non ha “spazi pubblici” ma “luoghi collettivi” e la differenza è statutaria non solo nominale. Perché? Uno spazio pubblico si chiama “via”, “piazza”, “largo”, eccetera, mentre un luogo collettivo, uno dei quali è stato da noi riconosciuto come “ru Zù Andrea”, appartiene alla coscienza di chi vi abita, ed è più frequentato degli spazi imposti al quartiere. Non me ne vogliano le attività sociali e culturali accampate dentro.
Sicché, e chiudo, il bilancio del Woz, innanzitutto, non è dei palermitani - ai quali non importa che una parte di città sia più o meno, mi si scusi il termine, “riqualificata” – ma di chi ha investito in proprio risorse e tempo per imparare a capirci qualcosa da questa porzione di città, parte per il tutto, che ha incistato caratteri e problemi difficili da comprendere (non ultime le perversioni sociali che sfogano le loro pulsioni su chi non ha la possibilità di capirne i risvolti), e che sa che non basta una birra e un panino con milza e panelle, una sera ogni tanto, per restituire innocenza e credibilità alla vita di chi sfida lì il proprio tempo. Forse, in ultima analisi, la deriva è il bilancio del Woz. Albergheria, ora, ospita installazioni temporanee che dureranno poco, e alcune sono già state divelte, collocate lì per provocare l’indignazione civile di chi attraversa quei luoghi; ci siamo accorti, però, che, come molti, siamo solo stati dei virus, apparentemente presenti e adesso rimossi, anche da chi ci ha voluti invisibili. La cosa, però, non mi aggrada, e penso che bisogna ancora insistere almeno per dare una speranza agli occhi dei bambini e delle bambine che, nonostante il destino accettato del quartiere, chiedono, attraverso le loro espressioni, i loro gesti, e i sorrisi a metà, un’infanzia normale.
sabato 26 aprile 2008
250408 PALERMO - opening pt.1
Stanchi e felici, si dice così. Partiamo dalla fine, svisando su una serie di feedback: serata di pienone a Expa per la visione del film "Diario senza date" di Roberto Andò. Un film di una dozzina d'anni fa, vero, ma un film profetico sotto molti punti di vista. Non ultima la trama guida: un regista straniero viene a Palermo per girare un film, vi ricorda qualcosa? Insomma, di là dal film, una buona serata conclusiva di una giornata iniziata in sordina, verso le nove di mattina, con l'apertura della torre, la scelta dei materiali da collocare dentro, l'apertura delle persiane, la luce che entra dentro, Palermo che cambia umore spesso tra il sole e alcune coperte di nuvole. Woz ha la carburazione lenta, mentre Ballarò in fondo alla strada è aperto, come sempre, nonostante sia il 25 aprile. Verso le dieci vado a prendere Emanuela Baldi in Via Michele Amari, ha il braccio ingessato ma è felice come una Pasqua di stare a Palermo, fa di tutto per darlo a vedere e ci riesce. Ema sprizza energia da tutti i pori, meglio così.
Di prima mattina bussa alla porta di casa/studio/sede del Woz Tony per portare le cartine/catalogo di quest'anno e qualche libro per lo store, ancora da allestire. Con Bianca, Vivian e Valeria carichiamo la 1007 di cose da portare al quartiere. Alla torre fervono i preparativi, arrivano i primi ospiti noti: Annamaria, Salvino, Elena, e poi la Mario Manganaro heart club band, Totò e Marco (che erano a Palermo dal giorno prima), e ancora Andrea da Torino, vestito a festa, in grigio, giacca e cravatta, senza il resto degli Ata. E poi ancora, evidentemente, tanti nuovi wozzers che vedremo di conoscere meglio nei prossimi giorni. Vivian, Emanuela e Bianca allestiscono lo spazio dedicato all'esposizione dei lavori dei bambini di Albergheria, Alessandro (col quale facciamo avanti e indietro due volte da casa per una cassetta degli attrezzi, rincoglioniti tutti e due) si monta qualche mostra del museo diffuso. E assieme caliamo il banner del Woz "tour d'art". [continua]
Di prima mattina bussa alla porta di casa/studio/sede del Woz Tony per portare le cartine/catalogo di quest'anno e qualche libro per lo store, ancora da allestire. Con Bianca, Vivian e Valeria carichiamo la 1007 di cose da portare al quartiere. Alla torre fervono i preparativi, arrivano i primi ospiti noti: Annamaria, Salvino, Elena, e poi la Mario Manganaro heart club band, Totò e Marco (che erano a Palermo dal giorno prima), e ancora Andrea da Torino, vestito a festa, in grigio, giacca e cravatta, senza il resto degli Ata. E poi ancora, evidentemente, tanti nuovi wozzers che vedremo di conoscere meglio nei prossimi giorni. Vivian, Emanuela e Bianca allestiscono lo spazio dedicato all'esposizione dei lavori dei bambini di Albergheria, Alessandro (col quale facciamo avanti e indietro due volte da casa per una cassetta degli attrezzi, rincoglioniti tutti e due) si monta qualche mostra del museo diffuso. E assieme caliamo il banner del Woz "tour d'art". [continua]
mercoledì 23 aprile 2008
PROGRAMMA WOZ
Cari wozzers, questo è il programma della settimana (o, almeno, il punto fino al quale siamo arrivati) e speriamo di poterlo seguire fino in fondo (già, perché sappiamo, poi, che le fasi concitate del lavoro si vanno a sovrapporre alle cose che ogni volta abbiamo in programma di fare).
WOZLAB 2008-04-22 PALERMO
ALBERGHERIA/BALLARÒ
25 aprile
ore 10e00/16e00 [WOZ]
Sopralluoghi orientati
[Le aree di progetto]
ore 17e00 [WOZ+WOZKIZ]
Quartiere Albergheria
Apertura delle mostre del Woz
ore 20e30 [WOZ]
ExPA
Proiezione film
Diario senza date
di Roberto Andò
Come appare Palermo agli occhi di un regista straniero? Il regista si scopre ad osservare da vicino, senza comprenderlo appieno, il comportamento degli abitanti che sembrano non vedere la loro bellissima città minata da mali insondabili e circondata dallo sfacelo. Intanto, intorno a lui, intorno ai personaggi reali, se ne accostano altri appartenenti alla finzione e si snodano le loro piccole storie: un romanziere intento a scrivere il suo diario, una ragazza molto sensuale, un giovane attore e un ladruncolo... “Diario senza date” è tratto da un romanzo insolito, ipnotico, di una resa dei conti definitiva e struggente con il proprio luogo d’origine. Una voce fruga tra le rovine di una comunità fantasma cercando una plausibile spiegazione al disastro, alla prolungata coesistenza di vittime e carnefici, ribelli e complici. Autobiografia, fiction, cronaca storica, si mescolano in una scrittura che cerca nella esattezza e nel nitore della memoria la misura tragica della non appartenenza. Il lucido rincorrersi della colpa e del dolore, della bellezza e della ragione. In controluce, l’ossessivo rapporto con un poeta grande e dimenticato, Lucio Piccolo, inseguito fino a un punto di non ritorno in cui l’esperienza interiore e civile non è più affidabile alla narrazione pura.
26 aprile
ore 09e00 [WOZ]
Torre San Nicolò all’Albergheria
Orienteering: passeggiata di orientamento
ore 15e30 [WOZKIZ]
PaLab
Souvenir da Ballarò
ore 17e30 [WOZ+WOZKIZ]
Sala San Nicolò
Presentazione Woz + WozKiz
Individuazione linee d’indirizzo
Mappatura delle aree di interesse
I progetti dei bambini di Albergheria
ore 20e30 [WOZ]
Kursaal Kalhesa
Piano Solo
Concerto Jazz di Giovanni Mazzarino
Pianista, compositore, arrangiatore.
Nasce a Messina il 26 Maggio del 1965.
Giovanni Mazzarino ha collaborato ed ha inciso con i seguenti musicisti: Franco Ambrosetti, Gianni Basso, Francesco Bearzatti, Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Franco Cerri, Stefano D’Anna, Mimmo Cafiero, Dario Deidda, Tullio De Piscopo, Irio De Paula, Claudio Fasoli, Ettore Fioravanti, Roberto Gatto, Rosario Giuliani, Gianluca Petrella, Enzo Randisi, Roberto Rossi, Nicola Stilo, Marco Tamburini, Massimo Urbani, Carl Allen, Randy Brecker, Lester Bowie, Joan Cartwright, Jimmy Cobb, Hal Crook, David El Malek, Anne Ducros, Silvia Droste, Bobby Durham, Joy Garrison, Dusko Goykovich, Mick Goodrick, Steve Grossman, Tom Harrell, Eddie Henderson, Reggie Johnson, Tom Kirkpatrick, Bob Mover, Bob Mintzer, Mark Murphy, Adam Nussbaum, George Robert, Kurt Rosenwinkel, Bucky Pizzarelli, Valery Ponomarev, Tony Scott, Steve Swallow, Erwin Vann, John Webber, Eliot Zigmund.
Nel 2003 Mazzarino vince il TOP JAZZ (referendum indetto dalla rivista specializzata Musica Jazz – Rusconi) come Miglior Nuovo Talento Italiano
Nel 2004 esce l’ultimo album di Giovanni Mazzarino Quintet “LIVE ALLO SPASIMO - Palermo” edito dalla Philology.
Attualmente è Direttore dell’Accademia Musicale Sicilana di Piazza Armerina.
27 aprile
ore 10e00 [WOZKIZ]
Scuola Nuccio
Le forme dei suoni e dei colori
Laboratorio di musica, danza e pittura
ore 15e30 [WOZKIZ]
PaLab
WozKiz Toons
a cura di Studio Rain
ore 20e00 [WOZ]
Palazzo Sclafani
Dentro le parole della città
Dialoghi su Palermo
28 aprile
ore 10e00/20e00
Attività laboratoriali
ore 15e30 [WOZKIZ]
Piazzetta Colajanni
Piccole piante crescono
Laboratorio di educazione ambientale per i ragazzi
ore 19e30
Brainstorming lavori e stati d’avanzamento
ore 21e30
Chiostro della Chiesa del Carmine
Piraz vjfest@carmelitani [www.03d.it]
Ø3d is a former book - mostly an idea or a part of it - and it’s conceived as a link between research, professional work and teaching (all together: learning). Inside, Ø3d has got a treasure of energy due to the people who take part on it; outside, thanks to the website free diffusion, we wish it will sprawl an open proposal for a sustainable, site specific and responsible contemporary architecture. As authors, we are what we’re doing; and we do know that this work is quite far from the fashionable, global, glamorous, unsustainable and a bit ridiculous star system architect’s market: sorry, both of us were born in Italy, a former place itself. Finally, we think Ø3d is also the best way to express our gratitude to the people having helped and supported ourselves and our work.
29 aprile
ore 10e00/20e00
Attività laboratoriali
ore 15e30 [WOZKIZ]
Piazza Tavola Tonda - Ubuntu
Gli aromi dei colori
Laboratorio di gardening
La parete dei sogni
Laboratorio di arte murale
ore 19e30
Brainstorming lavori e stati d’avanzamento
30 aprile
ore 10e00/16e00
Attività laboratoriali
ore 16e00 [WOZ]
PaLab
Presentazione dei lavori
ore 20e00
Torre di San Nicolò all’Albergheria
Festa multietnica e concerto live
WOZLAB 2008-04-22 PALERMO
ALBERGHERIA/BALLARÒ
25 aprile
ore 10e00/16e00 [WOZ]
Sopralluoghi orientati
[Le aree di progetto]
ore 17e00 [WOZ+WOZKIZ]
Quartiere Albergheria
Apertura delle mostre del Woz
ore 20e30 [WOZ]
ExPA
Proiezione film
Diario senza date
di Roberto Andò
Come appare Palermo agli occhi di un regista straniero? Il regista si scopre ad osservare da vicino, senza comprenderlo appieno, il comportamento degli abitanti che sembrano non vedere la loro bellissima città minata da mali insondabili e circondata dallo sfacelo. Intanto, intorno a lui, intorno ai personaggi reali, se ne accostano altri appartenenti alla finzione e si snodano le loro piccole storie: un romanziere intento a scrivere il suo diario, una ragazza molto sensuale, un giovane attore e un ladruncolo... “Diario senza date” è tratto da un romanzo insolito, ipnotico, di una resa dei conti definitiva e struggente con il proprio luogo d’origine. Una voce fruga tra le rovine di una comunità fantasma cercando una plausibile spiegazione al disastro, alla prolungata coesistenza di vittime e carnefici, ribelli e complici. Autobiografia, fiction, cronaca storica, si mescolano in una scrittura che cerca nella esattezza e nel nitore della memoria la misura tragica della non appartenenza. Il lucido rincorrersi della colpa e del dolore, della bellezza e della ragione. In controluce, l’ossessivo rapporto con un poeta grande e dimenticato, Lucio Piccolo, inseguito fino a un punto di non ritorno in cui l’esperienza interiore e civile non è più affidabile alla narrazione pura.
26 aprile
ore 09e00 [WOZ]
Torre San Nicolò all’Albergheria
Orienteering: passeggiata di orientamento
ore 15e30 [WOZKIZ]
PaLab
Souvenir da Ballarò
ore 17e30 [WOZ+WOZKIZ]
Sala San Nicolò
Presentazione Woz + WozKiz
Individuazione linee d’indirizzo
Mappatura delle aree di interesse
I progetti dei bambini di Albergheria
ore 20e30 [WOZ]
Kursaal Kalhesa
Piano Solo
Concerto Jazz di Giovanni Mazzarino
Pianista, compositore, arrangiatore.
Nasce a Messina il 26 Maggio del 1965.
Giovanni Mazzarino ha collaborato ed ha inciso con i seguenti musicisti: Franco Ambrosetti, Gianni Basso, Francesco Bearzatti, Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Franco Cerri, Stefano D’Anna, Mimmo Cafiero, Dario Deidda, Tullio De Piscopo, Irio De Paula, Claudio Fasoli, Ettore Fioravanti, Roberto Gatto, Rosario Giuliani, Gianluca Petrella, Enzo Randisi, Roberto Rossi, Nicola Stilo, Marco Tamburini, Massimo Urbani, Carl Allen, Randy Brecker, Lester Bowie, Joan Cartwright, Jimmy Cobb, Hal Crook, David El Malek, Anne Ducros, Silvia Droste, Bobby Durham, Joy Garrison, Dusko Goykovich, Mick Goodrick, Steve Grossman, Tom Harrell, Eddie Henderson, Reggie Johnson, Tom Kirkpatrick, Bob Mover, Bob Mintzer, Mark Murphy, Adam Nussbaum, George Robert, Kurt Rosenwinkel, Bucky Pizzarelli, Valery Ponomarev, Tony Scott, Steve Swallow, Erwin Vann, John Webber, Eliot Zigmund.
Nel 2003 Mazzarino vince il TOP JAZZ (referendum indetto dalla rivista specializzata Musica Jazz – Rusconi) come Miglior Nuovo Talento Italiano
Nel 2004 esce l’ultimo album di Giovanni Mazzarino Quintet “LIVE ALLO SPASIMO - Palermo” edito dalla Philology.
Attualmente è Direttore dell’Accademia Musicale Sicilana di Piazza Armerina.
27 aprile
ore 10e00 [WOZKIZ]
Scuola Nuccio
Le forme dei suoni e dei colori
Laboratorio di musica, danza e pittura
ore 15e30 [WOZKIZ]
PaLab
WozKiz Toons
a cura di Studio Rain
ore 20e00 [WOZ]
Palazzo Sclafani
Dentro le parole della città
Dialoghi su Palermo
28 aprile
ore 10e00/20e00
Attività laboratoriali
ore 15e30 [WOZKIZ]
Piazzetta Colajanni
Piccole piante crescono
Laboratorio di educazione ambientale per i ragazzi
ore 19e30
Brainstorming lavori e stati d’avanzamento
ore 21e30
Chiostro della Chiesa del Carmine
Piraz vjfest@carmelitani [www.03d.it]
Ø3d is a former book - mostly an idea or a part of it - and it’s conceived as a link between research, professional work and teaching (all together: learning). Inside, Ø3d has got a treasure of energy due to the people who take part on it; outside, thanks to the website free diffusion, we wish it will sprawl an open proposal for a sustainable, site specific and responsible contemporary architecture. As authors, we are what we’re doing; and we do know that this work is quite far from the fashionable, global, glamorous, unsustainable and a bit ridiculous star system architect’s market: sorry, both of us were born in Italy, a former place itself. Finally, we think Ø3d is also the best way to express our gratitude to the people having helped and supported ourselves and our work.
29 aprile
ore 10e00/20e00
Attività laboratoriali
ore 15e30 [WOZKIZ]
Piazza Tavola Tonda - Ubuntu
Gli aromi dei colori
Laboratorio di gardening
La parete dei sogni
Laboratorio di arte murale
ore 19e30
Brainstorming lavori e stati d’avanzamento
30 aprile
ore 10e00/16e00
Attività laboratoriali
ore 16e00 [WOZ]
PaLab
Presentazione dei lavori
ore 20e00
Torre di San Nicolò all’Albergheria
Festa multietnica e concerto live
mercoledì 2 aprile 2008
UNA INTERVISTA
[Quello che segue è il testo di una intervista resa a Daniela Giordano, redattrice di un giornale siciliano, che riteniamo possa essere utile ai lettori e alle lettrici del blog]
In cosa consiste il lavoro del Woz?
Il lavoro del Woz è molto complesso, perché "non" tiene in considerazione molti fattori che, nei workshop canonici, sono previsti quando non strutturali. Woz non prevede seminari collettivi, non suggerisce la divisione di ruoli tra tutors e students, non intende perseguire tout court le proprie indicazioni tematiche, non stabilisce regole procedurali rigide nella definizione e proposizione dei progetti. Quello che viene proposto ai partecipanti è una sorta di rumore di fondo da cui sia possibile risalire alla fonte originaria, oppure uno scheletro privo di tessuti e di fibre che suggerisca l'idea di un corpo le cui fattezze verranno stabilite via facendo. Il Woz è un network in progress: prevede diverse attività e lascia liberi, al tempo stesso, i partecipanti di produrne altre, inattese o derivanti dalla relazione, frizione, contaminazione tra soggetti.
Dalle piccole città al brano di una grande città, cosa ha determinato la scelta di Palermo e del quartiere Albergheria?
Quando Woz ha iniziato, timidamente ma non senza una certa forza, a proporsi come un workshop alternativo, ci si era prefissati l'intenzione di lavorare “con e per” le micropoli meridiane. Siamo stati a Riace, Ustica e Maletto, complessivamente circa 200 soggetti provenienti da vari ambiti della cultura, dell’arte, del design. Dopo tre anni, quel modello ci è sembrato necessitasse di una svolta: o una strategia operativa differente o una differente complessità, e si è scelta questa seconda via. L'Albergheria soffre le contraddizioni di un brano di città quasi abbandonato al suo destino, in tal senso è una deriva, eppure ha una congruenza interna che è stata precisata con grande attenzione in un recente studio pubblicato sul libro "Al centro del margine", curato da Vincenza Capursi e Ornella Giambalvo. Di fronte a dati obiettivi e ad una analisi sul campo, ci si è detti che il Woz avrebbe potuto, in una certa misura, diventare una sorta di sponda dei contenuti di quel libro e prodursi nella propria maniera di fare design.
Quale direzione prenderà il Woz a Palermo?
La complessità dell'operazione ci sta facendo cambiare, per nostra fortuna, continuamente direzione. Per noi il workshop è iniziato diversi mesi fa e, devo dire, non c'è da annoiarsi. Cambiano continuamente i riferimenti, le prospettive, gli scenari, i ruoli e questo maelstrom ci tiene svegli, attenti, accorti e sensibilmente presenti. Cambiare direzione o, meglio, accettare di cambiare direzione significa vivere senza troppe contraddizioni lo "spazio fluido" teorizzato da Baumann. All'interno di Albergheria sono state scelte delle aree, grazie ad uno studio preliminare degli architetti di AutonomeForme, che verranno prese di mira, in modi differenti, dai wozzers e all'interno delle quali si effettueranno, anche praticamente, degli interventi circostanziati e, per quanto possibile, permanenti. Al progetto sono stati interessati diversi soggetti pubblici, alcuni dei quali si sono detti disposti a sostenere l'iniziativa. Ma capiamo che questo non possa essere sufficiente. Perciò a partire da questa edizione il Woz presidierà per un anno dal suo svolgimento, con una certa costanza, l'area di studio per portare avanti, come un osservatorio/cantiere aperto, le idee che verranno definite durante il laboratorio.
Come si partecipa al laboratorio Woz?
Per partecipare è necessario effettuare una preiscrizione via email (e un versamento di 50 euro a persona che dovrà essere effettuato in maniera preliminare alla partecipazione sul c/c bancario di Biblioteca del Cenide di Rigoli Bianca Maria e C. s.a.s., presso Banca Popolare di Crotone, il cui IBAN è: IT 98 B 0525 6816 2000 0000 869 968 indicando in causale “Laboratorio WOZ, Palermo” con accanto il proprio nominativo) all’indirizzo wozzers@wozlab.net indicando il/i nominativo/i di chi parteciperà, la sede di provenienza, il proprio riferimento email e un numero di telefono per comunicazioni via sms. Allo stesso indirizzo email è possibile richiedere informazioni su spostamenti, alloggi, sedi del Woz. Tale preiscrizione è per noi importantissima per calibrare, in funzione delle presenze accertate, il dimensionamento di determinati spazi di lavoro e di incontro durante il Woz. Altre informazioni sono, al momento, disponibili su http://www.cenide.net
E dopo Palermo, visto il carattere nomade del Laboratorio?
Pensiamo che già Palermo sia una bella sfida, e arrivare in fondo alla via senza troppi disagi sarebbe già un successo. Riteniamo che un'altra città meridiana contraddittoria, alla stregua di Palermo, sia Catania ed è lì che rivolgeremo occhi e cuore del prossimo Woz, ma non abbiamo ancora previsto una sede per il terzo appuntamento. Bisogna stare "nell'aperto", scriveva Heidegger, e ascoltare il proprio tempo. Il carattere nomade e indipendente del Woz rimane, e anche l'associazione si propone come una comunità instabile con sede labile. Al centro delle nostre attività ci sono le idee e la maniera di sostenerle, trasformarle e trasferirle ad altri che le possano usare e poi restituire con addosso frammenti di tempo e di mondo che da soli non saremmo in grado di produrre.
In cosa consiste il lavoro del Woz?
Il lavoro del Woz è molto complesso, perché "non" tiene in considerazione molti fattori che, nei workshop canonici, sono previsti quando non strutturali. Woz non prevede seminari collettivi, non suggerisce la divisione di ruoli tra tutors e students, non intende perseguire tout court le proprie indicazioni tematiche, non stabilisce regole procedurali rigide nella definizione e proposizione dei progetti. Quello che viene proposto ai partecipanti è una sorta di rumore di fondo da cui sia possibile risalire alla fonte originaria, oppure uno scheletro privo di tessuti e di fibre che suggerisca l'idea di un corpo le cui fattezze verranno stabilite via facendo. Il Woz è un network in progress: prevede diverse attività e lascia liberi, al tempo stesso, i partecipanti di produrne altre, inattese o derivanti dalla relazione, frizione, contaminazione tra soggetti.
Dalle piccole città al brano di una grande città, cosa ha determinato la scelta di Palermo e del quartiere Albergheria?
Quando Woz ha iniziato, timidamente ma non senza una certa forza, a proporsi come un workshop alternativo, ci si era prefissati l'intenzione di lavorare “con e per” le micropoli meridiane. Siamo stati a Riace, Ustica e Maletto, complessivamente circa 200 soggetti provenienti da vari ambiti della cultura, dell’arte, del design. Dopo tre anni, quel modello ci è sembrato necessitasse di una svolta: o una strategia operativa differente o una differente complessità, e si è scelta questa seconda via. L'Albergheria soffre le contraddizioni di un brano di città quasi abbandonato al suo destino, in tal senso è una deriva, eppure ha una congruenza interna che è stata precisata con grande attenzione in un recente studio pubblicato sul libro "Al centro del margine", curato da Vincenza Capursi e Ornella Giambalvo. Di fronte a dati obiettivi e ad una analisi sul campo, ci si è detti che il Woz avrebbe potuto, in una certa misura, diventare una sorta di sponda dei contenuti di quel libro e prodursi nella propria maniera di fare design.
Quale direzione prenderà il Woz a Palermo?
La complessità dell'operazione ci sta facendo cambiare, per nostra fortuna, continuamente direzione. Per noi il workshop è iniziato diversi mesi fa e, devo dire, non c'è da annoiarsi. Cambiano continuamente i riferimenti, le prospettive, gli scenari, i ruoli e questo maelstrom ci tiene svegli, attenti, accorti e sensibilmente presenti. Cambiare direzione o, meglio, accettare di cambiare direzione significa vivere senza troppe contraddizioni lo "spazio fluido" teorizzato da Baumann. All'interno di Albergheria sono state scelte delle aree, grazie ad uno studio preliminare degli architetti di AutonomeForme, che verranno prese di mira, in modi differenti, dai wozzers e all'interno delle quali si effettueranno, anche praticamente, degli interventi circostanziati e, per quanto possibile, permanenti. Al progetto sono stati interessati diversi soggetti pubblici, alcuni dei quali si sono detti disposti a sostenere l'iniziativa. Ma capiamo che questo non possa essere sufficiente. Perciò a partire da questa edizione il Woz presidierà per un anno dal suo svolgimento, con una certa costanza, l'area di studio per portare avanti, come un osservatorio/cantiere aperto, le idee che verranno definite durante il laboratorio.
Come si partecipa al laboratorio Woz?
Per partecipare è necessario effettuare una preiscrizione via email (e un versamento di 50 euro a persona che dovrà essere effettuato in maniera preliminare alla partecipazione sul c/c bancario di Biblioteca del Cenide di Rigoli Bianca Maria e C. s.a.s., presso Banca Popolare di Crotone, il cui IBAN è: IT 98 B 0525 6816 2000 0000 869 968 indicando in causale “Laboratorio WOZ, Palermo” con accanto il proprio nominativo) all’indirizzo wozzers@wozlab.net indicando il/i nominativo/i di chi parteciperà, la sede di provenienza, il proprio riferimento email e un numero di telefono per comunicazioni via sms. Allo stesso indirizzo email è possibile richiedere informazioni su spostamenti, alloggi, sedi del Woz. Tale preiscrizione è per noi importantissima per calibrare, in funzione delle presenze accertate, il dimensionamento di determinati spazi di lavoro e di incontro durante il Woz. Altre informazioni sono, al momento, disponibili su http://www.cenide.net
E dopo Palermo, visto il carattere nomade del Laboratorio?
Pensiamo che già Palermo sia una bella sfida, e arrivare in fondo alla via senza troppi disagi sarebbe già un successo. Riteniamo che un'altra città meridiana contraddittoria, alla stregua di Palermo, sia Catania ed è lì che rivolgeremo occhi e cuore del prossimo Woz, ma non abbiamo ancora previsto una sede per il terzo appuntamento. Bisogna stare "nell'aperto", scriveva Heidegger, e ascoltare il proprio tempo. Il carattere nomade e indipendente del Woz rimane, e anche l'associazione si propone come una comunità instabile con sede labile. Al centro delle nostre attività ci sono le idee e la maniera di sostenerle, trasformarle e trasferirle ad altri che le possano usare e poi restituire con addosso frammenti di tempo e di mondo che da soli non saremmo in grado di produrre.
giovedì 27 marzo 2008
PALERMO (in sangue, carne e ossa)
Il quotidiano scorrere e l'arte contemporanea.
Ecco tutto, la miscela in cui cercare l'errore, o l'evento. Non è nel corso ordinario delle cose che dalle primissime avanguardie del novecento l'artista cerca la poesia ?
L'antica terra del Triscele, o Triskele, sicuramente la più attuale se pensiamo alla presenza quotidiana del simbolo, presenta a colui che « l'approda », un terreno particolarmente ricco di asperità, di particelle di sole, di esuberanti e veraci sapori, ben grasso e impregnato di principi attivi, che la trasparente, brillante, fredda modernità non ha ancora reso asettico con le sue squallide frustrazioni, le sue inutili certezze, il suo idiota perbenismo, le sue cieche ambizioni. Un humus in cui stranamente coabitano sostanze organiche endogene ed esogene, diverse e spesso opposte, punti di tensione che sprigionano un'energia di rara potenza, concentrata, stimolante, come una tazzina di quel caffè tanto pastoso che si può masticare e che poi svapora in voluttuose lotte di potere sugli altri sapori.
Ecco che tutta la carica salina del Mediterraneo entra dispettosa nelle case siciliane sollevando tendine e umori, gioiosamente, nel destino delle nostre povertà quotidiane, nella pelle del pescatore e nelle bucce di limone, nelle mura della città che rinasce e si rinnova ogni anno con « riti » talvolta oscuri e triviali, ora macchiati di sangue, ora macchiati di pittura, di arte, di « erotismo », spontanea « poesia » gettata li, nel mezzo della piazza, e pronta ad estinguersi in una vampata. Declamazioni improvvisate.
Con sentita sofferenza pare si viva quotidianamente una Palermo in decadenza, puntualmente minata di paura, ma sempre velata di luttuosa rassegnazione, cose che lo straniero, finché tale resta, può solo ascoltare, fiutare o immaginare. Ci vuole tempo per entrare nelle case della gente, ovunque, ma a volte bastano poche parole, uno sguardo nel vuoto, un'esitazione, o un veemente rifiuto, per capire che qui le «cose» hanno rapporti più complessi, la matematica non dice sempre la verità ! Il quotidiano scorrere è attraversato da una lunga storia che penetra nei pori della pelle e delle mura dal profondo dei miti e dei credo, in un paese in cui, come dice Vivian Celestino, «bisogna schierarsi. appassionarsi. essere per, essere contro. ».
Cosa ci guadagniamo noi, timidi "europei", da questa « Trinacria » ? Le strade infestate di bocche deformate che urlano contro il potere, che imprecano un dio invano, che cantano languide e false canzoni d'amore, che spalancano veraci sorrisi primaverili. Sicuramente la freschezza di un mare limpido eppure corrotto e agro di petrolio, le sarde a beccafico, il fango impuzzolito di pesce sui selci di Vucciria o Capo o Ballaro', la magnanimità della luce, i colori piccanti delle spezie, la nascosta onnipresenza dei miti, il racconto di storie vere, la generosità dell'arancio e dell'amico. E parole, tante parole, parole di bancone, parole di taverna, parole di piazza, ambigue, opache, bieche, insidiose, lascive, barocche, frivole, allegre, buffe, dispettose o capricciose, ma in fondo tutte profondamente indomite, talvolta talmente intense e fuggevoli da lasciare impietrito l'orecchio colpito. Perché sono solo un attimo di senso, una palla che si coglie al volo e si rigetta in aria, oppure scivola via e svanisce… E' un attimo, qui è tutto un attimo, solido e decisivo.
Ed il cavallo arabo di Albergheria dove lo mettiamo ? Qui animale domestico per eccellenza, è proprio il caso di dirlo, lo si vede trottare sull'asfalto arido del quartiere ingroppato da un ragazzino senza pietà, dopo aver dribblato al galoppo chissà quanti motorini, anch'essi ingroppati da ragazzini senza pietà ! ! ! Ora « cosa » utile, macchina da gioco d'azzardo a cielo aperto, ma in sangue, carne ed ossa, ora creatura amica e curata – sempre dal solito ragazzino, ma stavolta con pietà – domani forse rimpianta dalla fredda e anemica modernità, a meno che sempre la solita personcina, ormai adulta, conservi in sé quel ragazzino che in groppa a un cavallo arabo dribblava schizofrenici motorini ingroppati da ragazzini senza pietà.
Pausa.
Un attimo di caffè.
Dietro l’angolo due piccoli “ammunì ! ammunì !” punteggiano l’aria. La televisione canta ancora Madonna mentre qualcuno, barba, pancia, tuta gialla, si esalta davanti al giornale di sicilia, i rosa-nero hanno vinto 2-1 col Catania.
Mi dà un bicchiere d’acqua per favore? Che frase limpida, e fresca! Va su e giù liscia liscia che è un piacere. Mi dà un bicchiere d’acqua per favore?
Sotto le scarpe è liscio granito nero, sfavillante, grazie, grazie a lei.
Non c’è soglia, poi è di nuovo polvere.
Palermo è un coacervo di diversità che quotidianamente si strofinano, si toccano, si allontanano, spesso si ignorano, a volte si scontrano. Alcune più nobili, che si presentano gaiamente e sempre in rinnovata veste. Altre, per nostra fortuna, più odorose di sudore e fatica, ed altre ancora, sopravvissute sordide e sporche.
Salvifica e terrificante bellezza di «crude» realtà, che sembrano persistere vive dal tempo di chissà quali riti sacrificali, realtà che ti si sbattono in faccia mentre tu stai li', da bravo architetto, a guardare distrattamente il tafferuglio di volute barocche, ogive medievali e aborti della speculazione edilizia… Oggi nemiche, domani indifferenti, poi chissà complici, ma tutte misteriosamente compresenti, tutte che si affacciano sullo stesso cubo d'aria, fumo di carne arrosto e vapori di vino.
Realtà imbarazzanti perché talmente vicine che, tira di qua, tira di là, prima ti rimettono coi piedi per terra e poi ti invadono, ti travolgono, ti sollecitano e ti caricano di stimoli di ogni sorta.
Ed è li che ti fai acchiappare e sedurre, con frizzante piacere o liscia sottomissione, dalla sconcertante sensualità delle tensioni in gioco tra gli opposti che forgiano l'atmosfera.
Senza riflettere il bene e il male, il bello e il grottesco, si accoppiano in una danza frenetica confondendone l'immagine, e rendendoci per un attimo ricettacoli di sussulti terreni. Sono tensioni che a volte aprono ferite probabilmente inguaribili, e che forse servono « solo » a farci capire che siamo « solo » esseri umani. Siamo "Sussulti". Non è poco.
Non ci resta che immaginare allora tutta l'arte che puo' prendere vita qui, dall'interno di questo groviglio incontrollabile di universi disparati… Tutta l'arte che puo' alimentarsi ogni giorno da questo pastoso terreno perfettamente instabile, per poi rialimentarlo, che cosa possiamo aggiungere a questi straordinari « topoï » cosi già pieni di sapori dissonanti se non altre spezie ? Dal suo centro infernale Palermo sembra un disordine la cui completezza è quasi perfezione, una cosa movente che gira su se stessa e nel contorcersi magmatico porta con se pezzi da tutt'intorno – per « simpatia » direbbe Foucault. Pezzi che si accumulano e si mescolano formando una massa incoerente e impura.
Quali emergenze prenderanno vita da questo atavico caos ?
Ecco tutto, la miscela in cui cercare l'errore, o l'evento. Non è nel corso ordinario delle cose che dalle primissime avanguardie del novecento l'artista cerca la poesia ?
L'antica terra del Triscele, o Triskele, sicuramente la più attuale se pensiamo alla presenza quotidiana del simbolo, presenta a colui che « l'approda », un terreno particolarmente ricco di asperità, di particelle di sole, di esuberanti e veraci sapori, ben grasso e impregnato di principi attivi, che la trasparente, brillante, fredda modernità non ha ancora reso asettico con le sue squallide frustrazioni, le sue inutili certezze, il suo idiota perbenismo, le sue cieche ambizioni. Un humus in cui stranamente coabitano sostanze organiche endogene ed esogene, diverse e spesso opposte, punti di tensione che sprigionano un'energia di rara potenza, concentrata, stimolante, come una tazzina di quel caffè tanto pastoso che si può masticare e che poi svapora in voluttuose lotte di potere sugli altri sapori.
Ecco che tutta la carica salina del Mediterraneo entra dispettosa nelle case siciliane sollevando tendine e umori, gioiosamente, nel destino delle nostre povertà quotidiane, nella pelle del pescatore e nelle bucce di limone, nelle mura della città che rinasce e si rinnova ogni anno con « riti » talvolta oscuri e triviali, ora macchiati di sangue, ora macchiati di pittura, di arte, di « erotismo », spontanea « poesia » gettata li, nel mezzo della piazza, e pronta ad estinguersi in una vampata. Declamazioni improvvisate.
Con sentita sofferenza pare si viva quotidianamente una Palermo in decadenza, puntualmente minata di paura, ma sempre velata di luttuosa rassegnazione, cose che lo straniero, finché tale resta, può solo ascoltare, fiutare o immaginare. Ci vuole tempo per entrare nelle case della gente, ovunque, ma a volte bastano poche parole, uno sguardo nel vuoto, un'esitazione, o un veemente rifiuto, per capire che qui le «cose» hanno rapporti più complessi, la matematica non dice sempre la verità ! Il quotidiano scorrere è attraversato da una lunga storia che penetra nei pori della pelle e delle mura dal profondo dei miti e dei credo, in un paese in cui, come dice Vivian Celestino, «bisogna schierarsi. appassionarsi. essere per, essere contro. ».
Cosa ci guadagniamo noi, timidi "europei", da questa « Trinacria » ? Le strade infestate di bocche deformate che urlano contro il potere, che imprecano un dio invano, che cantano languide e false canzoni d'amore, che spalancano veraci sorrisi primaverili. Sicuramente la freschezza di un mare limpido eppure corrotto e agro di petrolio, le sarde a beccafico, il fango impuzzolito di pesce sui selci di Vucciria o Capo o Ballaro', la magnanimità della luce, i colori piccanti delle spezie, la nascosta onnipresenza dei miti, il racconto di storie vere, la generosità dell'arancio e dell'amico. E parole, tante parole, parole di bancone, parole di taverna, parole di piazza, ambigue, opache, bieche, insidiose, lascive, barocche, frivole, allegre, buffe, dispettose o capricciose, ma in fondo tutte profondamente indomite, talvolta talmente intense e fuggevoli da lasciare impietrito l'orecchio colpito. Perché sono solo un attimo di senso, una palla che si coglie al volo e si rigetta in aria, oppure scivola via e svanisce… E' un attimo, qui è tutto un attimo, solido e decisivo.
Ed il cavallo arabo di Albergheria dove lo mettiamo ? Qui animale domestico per eccellenza, è proprio il caso di dirlo, lo si vede trottare sull'asfalto arido del quartiere ingroppato da un ragazzino senza pietà, dopo aver dribblato al galoppo chissà quanti motorini, anch'essi ingroppati da ragazzini senza pietà ! ! ! Ora « cosa » utile, macchina da gioco d'azzardo a cielo aperto, ma in sangue, carne ed ossa, ora creatura amica e curata – sempre dal solito ragazzino, ma stavolta con pietà – domani forse rimpianta dalla fredda e anemica modernità, a meno che sempre la solita personcina, ormai adulta, conservi in sé quel ragazzino che in groppa a un cavallo arabo dribblava schizofrenici motorini ingroppati da ragazzini senza pietà.
Pausa.
Un attimo di caffè.
Dietro l’angolo due piccoli “ammunì ! ammunì !” punteggiano l’aria. La televisione canta ancora Madonna mentre qualcuno, barba, pancia, tuta gialla, si esalta davanti al giornale di sicilia, i rosa-nero hanno vinto 2-1 col Catania.
Mi dà un bicchiere d’acqua per favore? Che frase limpida, e fresca! Va su e giù liscia liscia che è un piacere. Mi dà un bicchiere d’acqua per favore?
Sotto le scarpe è liscio granito nero, sfavillante, grazie, grazie a lei.
Non c’è soglia, poi è di nuovo polvere.
Palermo è un coacervo di diversità che quotidianamente si strofinano, si toccano, si allontanano, spesso si ignorano, a volte si scontrano. Alcune più nobili, che si presentano gaiamente e sempre in rinnovata veste. Altre, per nostra fortuna, più odorose di sudore e fatica, ed altre ancora, sopravvissute sordide e sporche.
Salvifica e terrificante bellezza di «crude» realtà, che sembrano persistere vive dal tempo di chissà quali riti sacrificali, realtà che ti si sbattono in faccia mentre tu stai li', da bravo architetto, a guardare distrattamente il tafferuglio di volute barocche, ogive medievali e aborti della speculazione edilizia… Oggi nemiche, domani indifferenti, poi chissà complici, ma tutte misteriosamente compresenti, tutte che si affacciano sullo stesso cubo d'aria, fumo di carne arrosto e vapori di vino.
Realtà imbarazzanti perché talmente vicine che, tira di qua, tira di là, prima ti rimettono coi piedi per terra e poi ti invadono, ti travolgono, ti sollecitano e ti caricano di stimoli di ogni sorta.
Ed è li che ti fai acchiappare e sedurre, con frizzante piacere o liscia sottomissione, dalla sconcertante sensualità delle tensioni in gioco tra gli opposti che forgiano l'atmosfera.
Senza riflettere il bene e il male, il bello e il grottesco, si accoppiano in una danza frenetica confondendone l'immagine, e rendendoci per un attimo ricettacoli di sussulti terreni. Sono tensioni che a volte aprono ferite probabilmente inguaribili, e che forse servono « solo » a farci capire che siamo « solo » esseri umani. Siamo "Sussulti". Non è poco.
Non ci resta che immaginare allora tutta l'arte che puo' prendere vita qui, dall'interno di questo groviglio incontrollabile di universi disparati… Tutta l'arte che puo' alimentarsi ogni giorno da questo pastoso terreno perfettamente instabile, per poi rialimentarlo, che cosa possiamo aggiungere a questi straordinari « topoï » cosi già pieni di sapori dissonanti se non altre spezie ? Dal suo centro infernale Palermo sembra un disordine la cui completezza è quasi perfezione, una cosa movente che gira su se stessa e nel contorcersi magmatico porta con se pezzi da tutt'intorno – per « simpatia » direbbe Foucault. Pezzi che si accumulano e si mescolano formando una massa incoerente e impura.
Quali emergenze prenderanno vita da questo atavico caos ?
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