martedì 15 maggio 2007

WOZ, SOGNI, CIARAMELLE E PERSONAGGI



[Prendo la mail di Mario Manganaro e la traduco in post]

Sono passati tanti anni e ancora ricordo che nel leggere "Lettere a Milena" ero affascinato dalla scrittura dello scrittore praghese e mi chiedevo come avesse fatto a trascrivere tanti sogni. Se uno trascrive sogni ne fa certamente più di quanto ne riesce a documentare. Com'era possibile farne tanti?

Io invece sognavo poco e male e ricordavo ancora meno. Ero giovane e di sicuro non ero Kafka.

Forse ora sogno di più, ma non ho il tempo di trascrivere; appena sveglio sono immediatamente inseguito dagli obblighi, dalle necessità, dalle attese banali di ogni giorno.

Mentro ero a Maletto mi è venuto di pensare a questo libro, che mi sembra avesse una copertina cartonata grigia, alquanto rugosa. Infatti a Maletto non sognavo, non vedevo Scavuzzi o Mammenonsochecosa. Mi sembrava di essere fra gente del luogo più "scafata" rispetto a quella di altri Woz, che ti voleva mettere alla prova.

A distanza di giorni leggo la seduta nella sala consiliare, come una scena teatrale con tanto di palcoscenico, attori, comparse, pubblico.

Sul momento non mi accorsi di partecipare alla recita. Non lo sapevo.

No, non credo sia Maletto un posto dove si sogna!

Sognavano i Wozzer, quelli più giovani e forse qualcun altro fra essi, che, privilegiato dagli Dei, vive quasi sempre in sogno (sono più di uno).

L'Etna si nascondeva. La mattina la cercavo seminascosta dalla foschia o imbacuccata dalle nuvole.

Sembrava una tigre addormentata con le striature bianche sul fianco a noi visibile.

Immaginavo lo stupore dello studio ATA nel paragonare alla dimensione delle Alpi e dei loro laghi il minuscolo biviere, forse vissuto in sogno come ghiacciato da qualche abitante del luogo (Ciaikovskij).

Le ciaramelle, zampogne o cornamuse (non so che differenza passi tra esse) importate tramite l'antico ripopolamento dalle zone del Messinese erano diventate strumento principe dei pastori di Maletto ed ora motivo per una scuola di musica. Alla fine quello che suonava meglio era il pastore, scuro d'abbronzatura, che non "conosceva" la musica (Assolo di ciaramella).

WOZ a volte estraneava alcuni gruppi da attività contemporanee e le riunioni nella sala dell'ex palazzo comunale erano importanti per conoscere l'andamento complessivo della giornata, per riprendere un filo perduto. Quando lo storico del luogo ci descrisse con vera maestria le vicende di Maletto, mi ricordai come tante volte nei libri di storia della Sicilia avevo letto di Manfredi Maletta, ma distrattamente non avevo accomunato il nome al centro etneo.

La sensazione di una teatralità diffusa ha reso quasi fatui (leggeri) e fatto perdere consistenza (pesantezza) alle esercitazioni progettuali, forse la più fresca e originale rimane quella della scritta decostruita al piano della stazione della circumetnea.

Recitavamo tutti, sia i Wozzer, sia gli abitanti di Maletto. Il centro era diventato un palcoscenico dove si rappresentavano microstorie, qualcuna anche virtuale, ma artefatta al punto giusto per sembrare una finzione di teatro napoletano con spalla che s'incazza e sbatte la porta ed esce. Rientra poco dopo (Wagner).

Frammenti registrati e appena delineati di volti giovani, attori in parte consapevoli della commedia comico tragica dell'architettura.

Persone, di cui avevi letto il nome, viste e scomparse, altre non viste, altre ancora sempre presenti, ai cui volti ti rivolgevi per leggere dentro il significato della tua presenza, forse lo svelarsi del tuo mascheramento (Mozart).

Tanti personaggi, il sindaco, le sue accompagnatrici e i suoi
accompagnatori, il vicesindaco, il presidente del consiglio che ci fornì la pianta catastale del paese e che non ho ringraziato abbastanza. Don Angelo e le sue storie fra religione e cucina, il signor Russo che si trovava sempre ai quattro canti, la signora del bar e la sua simpatia incontenibile, il ristoratore che era stato all'estero. Insomma un teatro vivente! (tra Pirandello, Brancati, Musco) (Battiato).

Arriva come un lampo il giorno in cui si parte e tutto è sfuggito dalle mani e ogni cosa ti sembra nuova, come fossimo appena arrivati.

Saluti frettolosi, arrivederci, appuntamenti, sorrisi, strette di mano. Sembra la piazza del mercato nel momento che viene abbandonata dai venditori. Si misura una sottile scontentezza, ma non c'è il vento che porta via le cartacce e i rifiuti. È spuntato finalmente il sole!

Maletto si sta liberando dalla carovana dei Wozzer, che l'hanno occupata per una settimana intera (Bach).

Mario

P.S.

Ho sempre chiamato Wozzer i partecipanti ai WOZ, sapendo di non rispettare le sacre scritture.

I nomi dei musicisti permettono di immaginare per es. (Mozart) un'aria del Don Giovanni o Eine Kleine Nachtmusik e (Bach) l'attacco di uno dei primi concerti brandeburghesi e così via, praticamente quello che vi pare, eccetto per l'assolo di ciaramella del pastore abbronzato, sostituibile solo con l'assolo di tromba di Paolo Fresu (in Centochiodi).

1 commento:

PiEffe ha detto...

forse non hai tutti i torti, però è triste essere cosi disillusi...un pizzichino di ottimismo ci vuole !