giovedì 14 giugno 2007

Una bambina con il grembiule blu, una montagna di desideri, dei tipi davvero singolari e un bottone dispettoso.

-…Teresa…il bottone...-
Le capitava spesso di perdere il bottone del grembiule, quello di mezzo, si allentava giorno dopo giorno alle sue spalle... e poi saltava giù.
-Mamma lo cucirai un'altra volta, devo andare, è tardi-

Lo zaino sulle spalle e, nelle tasche del grembiule, le pietre raccolte da terra.
Un pensiero quotidiano.
Tenere gli occhi aperti per scoprire quelle più piccole, raccoglierle e conservarle dove poteva.
Camminava, ogni giorno, lungo la strada che portava a scuola e la guardava quella montagna nera e le sembrava grande, quasi magica e buffa quando d’inverno si metteva un cappello bianco.
Forse, le pietre che ogni giorno raccoglieva, pensò, venivano da lì, rotolavano giù fino al paese per trovare posto nelle piccole tasche blu del grembiule...

Il compito di raccattare le piccole pietre non la sottraeva però da preoccupazioni quotidiane.
A scuola le compagne la prendevano in giro perché con quelle tasche gonfie sembrava come uno di quei criceti che si riempiono le guance di semini da mangiare.
-Pezzavicchiara!-, le gridava quell’antipatica della parrucchiera, quando la vedeva passare con le tasche piene.
Quando andava a scuola in bicicletta, doveva ricordarsi di equilibrare il peso delle pietre per non cadere.
Quando si toglieva il grembiule stava attenta a riporre le pietre in una scatola, a svuotare le tasche prima che la mamma lo schiaffasse in lavatrice.
Quando a scuola le cascava per terra qualcosa e si abbassava per prenderla, doveva stare attenta a non farle rotolare giù tutte.
Inutile descrivere, in tal caso, le risa e gli scherni dei compagni, nessuno capiva il motivo di quella raccolta insolita.
Solo Giuseppe l’aiutava a raccogliere le “preziose” da terra, senza dire niente, sorridendo come solo lui sapeva fare.
Teresa lo ringraziava sorridendo a sua volta.
La maestra, ormai rassegnata, continuava a fare operazioni alla lavagna.
E Teresa continuava a raccogliere pietre perché, quello che secondo gli altri non aveva significato, per lei aveva significato in sé. Un pensiero un po’ articolato per una bambina di quasi dieci anni, ma facciamo finta di niente e immaginiamo per un attimo che possa essere suo…e non chiediamole interpretazioni.
Il problema si presentò, e Teresa dovette affrontarlo, quando le pietre cominciarono a diventare troppe.
Ormai stavano dovunque: negli stipetti della cucina, nelle scatole in soffitta, nelle borse della mamma, nei cappellini della nonna, dentro le scarpe di papà.
Bisognava trovare una soluzione per liberarsene, almeno di alcune.
Ma come fare?
Quelle pietre raccolte per strada tutte le mattine di tutti i giorni di scuola, segnavano il suo tempo, con quelle pietre si contavano i desideri, in quelle pietre si ammucchiavano i sogni…
Il giorno in cui avrebbe dato il suo primo bacio.
Il giorno in cui avrebbe scelto il suo primo libro e quello in cui lo avrebbe finito.
La prima torta fatta in casa, le passeggiate mano nella mano, le mestruazioni, gli assorbenti e tutto il resto, la prima vacanza con le amiche, il giorno in cui si sarebbe sposata.
Il giorno in cui i suoi vestiti sarebbe gonfiati, davanti.
Le case della sua vita.
I giorni passati a studiare per la maturità.
Il giorno della laurea.
I giorni tristi.
Il giorno in cui sarebbe andata a vedere un film al cinema, il momento in cui avrebbe detto ti amo, la stessa canzone che avrebbe ascoltato mille volte per ricordare la sua espressione buffa, le carezze della nonna, la mamma che la sveglia la mattina, papà che guida la macchina per portarla al mare, il vestito scelto per uscire la sera…e le scarpe, le partite vinte e quelle perse.
Sogni e desideri legittimi di una bambina, che però non la liberavano da un interrogativo: Doveva continuare la collezione o doveva interromperla?
E doveva interromperla per non invadere troppo altri spazi?
O per non anticipare tempi e desideri?
Basta, era giusto avere 10 anni a 10 anni!
E poi?
Insomma poi avrebbe imparato come fare. Ci riescono tutte. E anche lei ce la farà.
Così decise di nascondere le pietre nel bosco.
Si, l’unica soluzione era nasconderle nel bosco.
Avrebbe trovato il posto giusto, quello a metà strada tra il paese e la montagna nera.
Ci andò... da sola... una mattina invece di andare a scuola.
E ci andò anche un’altra mattina perché le pietre erano tante.
E un’altra mattina ancora perché era una bambina mingherlina.

Scavò una fossa per sistemare le sue pietre.
Le ricoprì con la terra scura.
Non si accorse, però, che qualcuno la stava osservando, che un altro sguardo avrebbe custodito quel tesoro.
Un nanetto era stato a guardare tutto il tempo, pensando al tesoro di quella bambina con il grembiule blu…senza un bottone, quello centrale, dove la stoffa tira quando metti i gomiti sul banco per scrivere...
Teresa non si era accorta che il bottone era finito in mezzo al mucchio di pietre.
Il nanetto però lo aveva visto quel bottone bianco rotolare giù tra i sassolini, gli era sembrato una perla, in mezzo a quella massa nera.
-…Teresa…il bottone…-
- Un'altra volta mamma, è tardi-
Quel giorno, a scuola, incontrò dei tipi davvero singolari.
Lo aveva espresso quel desiderio?
Si, stava in una delle pietre…
Allora funziona!

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