sabato 24 febbraio 2007

WOZ?



Quando qualcuno, che non ha vissuto l'esperienza del Laboratorio, chiede "che vuol dire woz?" gli si oppone, in maniera sistematica, l'espressione stranita dell'interlocutore che gli risponde con una domanda: "woz?".

Woz, lo dico per chi non sa di cosa parlo e per farne una breve cronistoria, nasce per caso: come esperienza sul campo di un corso di design da me tenuto nel 2004 a Reggio Calabria. Quella volta invitai dei recenti amici, Luigi Patitucci e Salvino Comes, a condividere l'esperienza facendo trasferire anche i loro studenti siracusani per una tre giorni a Riace, in Calabria. Ci ho sperato, e loro sono venuti. Il primo Woz è stato apripista di un ragionamento che con loro due ho condiviso (e in parte con altri) e ho allargato ad una schiera di passionali incursori che operano nella professione e nelle scuole: architetti, artisti, designers, studenti. Il primo anno eravamo una trentina, tra studenti e docenti di Reggio e Siracusa. Abbiamo ripetuto l'esperienza riacese nel 2005, allargando le ali e la struttura relazionale (il network), e ci siamo ritrovati a condividere l'esperienza in settanta persone; solo che nella seconda release c'era anche gente di Torino, Udine, Firenze, Padova, Caserta, Catania, Messina, Reggio, Siracusa (i nomi in un prossimo post, compreso quello dell'italofranco venuto giù da Parigi solo per noi) che hanno avuto la pazienza e la disponibilità ad ascoltarmi, a condividere l'idea, a mettersi in discussione, nonostante Woz dimostrasse una totale e vivace indipendenza da schemi e scuole. Lo scorso anno a Ustica eravamo in centotrenta, e io temo cosa possa accadere quest'anno. Una cosa è certa, l'unica forse, di Woz: il feticcio riportato in alto, opera di Filippo Malice e coniato, come fosse la nostra moneta del sogno, durante il secondo laboratorio; ovvero, la risposta alla solita domanda.

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